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Persi tra le Highlands, Il cavallo d'Introbio e la Greenway di Como
Benvenuti al quattordicesimo episodio di Storie con mio figlio, diviso come sempre in 3 capitoli: La storia, o meglio le storie: nel podcast c’è quella inventata insieme a mio figlio Il cavallo d’Introbio, in fondo all’email trovate invece Persi tra le Highlands; Il retroscena, dove provo a darvi degli stimoli educativi e creativi legati alle storie;L’avventura, dove trovate più dettagli sulla passeggiata sulla Greenway del lago di Como. Buona lettura, buon ascolto.Le storie Il cavallo d’IntrobioA Introbio, in Valsassina, un cavallo è rimasto senza fieno, delle nuvole nere minacciano tempesta. Dei bambini allora s’intrufolano sotto la steccionata per dargli da mangiare. Come faranno a finire sul Vesuvio? Persi tra le HighlandsDue fratelli fanno un viaggio in macchina alla scoperta della Scozia in un paesaggio rarefatto, persi e forse un po’ contenti di esserlo: il festival di Edimburgo li attende e li ripagherà con calore. Per ascoltare Il cavallo d’Introbio cliccate sul player a inizio email o ascoltateci su Apple Podcast o Spotify . Per leggere Persi tra le Highlands andate in fondo all’email. Il retroscenaQuesta settimana ho ripreso il mood di Ritorno a creta: come raccontare una geografia affettiva: non so perché, in settimana mi è tornato in mente un viaggio fatto nel 2012 nelle Highland scozzesi con mio fratello, un percorso quasi onirico tra vaste distese disabitate e disadorne, a cui fece da contrappunto il calore del festival di teatro della cittadina di Edimburgo. Nella foto in alto vedete l’Isola di Skye, entrambe sono di un viaggio fatto da mia moglie quando ancora non ci conoscevamo.E’ strano come in alcuni momenti si creino dei cortocircuiti, ti giri e non sai più cosa è venuto prima e cosa dopo: proprio questa settimana mi trovo anche a ripartire con un progetto rimasto in soffitta da almeno due anni, un gruppo di lettura e discussione sulla drammaturgia inglese che iniziai nello stesso periodo di vita del viaggio in Scozia, un momento tra amici che mi mancava molto e che rifiorisce proprio affianco a questa storia. Non credo sia un caso: quando proverete ad inventare una storia ai vostri bambini, rovistate tra i vostri ricordi e riaccenderete passioni dormienti. Il ricordo, la nostalgia non sono solo sentimenti malinconici, possono anche riattivarci verso passioni che avevamo messo in disparte, il potere salvifico dei bambini sta anche in questo. Per altre idee su come creare alchimie tra ricordi e desideri, date un occhio a Il leone sull’aereo, dall’Alpe Giumello all’Africa CentraleSto arrivando alla conclusione che per inventare storie con i propri figli sia importante sia improvvisarle insieme a loro, come abbiamo fatto ne Il cavallo d’Introbio, per abituarli a prendere parola, a contraddire, ad avere fiducia nella propria fantasia, sia costruire in precedenza delle storie per loro, basate su nostre esperienze di vita, come ho provato a fare con Persi tra le Highlands , nel racconto di Creta o in quello dell’Angelo di Londra. Nel primo approccio i bambini sono i protagonisti, nel secondo li portiamo noi per mano in posti lontani. L’avventuraVorrei fare una passeggiata sulla famosa Greenway del Lago di Como, potremmo lasciare la macchina a Colonno, andare avanti fino a quanto vogliamo e poi prendere il bus che ferma lungo il percorso per tornare alla macchina. Possiamo mangiare un piatto in una trattoria sulla strada. La data a cui stavo pensando è sabato 3 dicembre. Se avete voglia di venire scrivetemi via email (storieconmiofiglio@gmail.com) o wazzup e ci mettiamo d’accordo. Ci troveremo a Colonno verso le 10 di mattina. Vi lascio ai racconti. Come sempre, se vi piace il progetto, aiutatemi a condividerlo con chi ancora non lo conosce e potrebbe essere interessato.Se scopri ora Storie con mio figlio, puoi iscriverti alla newsletter per ricevere ogni sabato alle 10 il nuovo episodio. A sabato prossimo! Persi tra le Highlandsdi Francesco LovatiLa macchina girava per strade quasi circolari. C’erano saliscendi di prati, rocce grosse e più in fondo, dove c’era il mare, non si vedeva granché, c’erano nuvole basse. Una signora anziana passava in strada seguita da pecore. Lo zio rallenta, il papà si sporge dal finestrino e chiede alla signora: “Mi scusi, dov’è la strada per Edinburgo?”. La signora si mette a ridere. “Non c’è una strada , tutte le strade vanno bene”. “Perché?”, chiede il papà. “Andate dritti di là, chiedete a quell’ostello vicino al mare”Lo zio e il papà ringraziano l’anziana signora e ripartono. Dopo un po’ di curve salite e discese, arrivano davanti a una casa a due piani, bianca, con un tetto e finestre azzurro chiaro. Dietro c’era il mare. (rumore di frenata) Gnneeac. Scendono e, mamma mia che freddino. Che freddino che freddino. Subito tirano su la giacca fino al mento e camminano veloci verso l’entrata dell’ostello. (rumore di porta che si apre) Gneeac. “Good afternoon”, fa un uomo con una barba riccia, “welcome”, benvenuti dice. Il sole in fondo entrava dalle grandi finestre e illuminava i tanti tavoli vuoti. In fondo a sinistra, due signori parlavano ad alta voce, ridevano tenendo due grosse birre in mano. A destra un signore solo guardava il mare fuori dalla finestra. “Dobbiamo andare a Edinburgo” dice lo zio al barista. “E’ lunga la strada”, risponde, “E’ meglio se dormite qui stanotte”. “Perché non andiamo fuori sulla spiaggia?”, dice lo zio. Fuori il mare era biancoazzurro, dei gabbiani saltellavano sulla spiaggia piluccando col becco, boing boing boing boing boing, facevano. “Ahhh”, urla il papà, e corre veloce verso il mare, le scarpe schizzano nell’acqua e tutti i piedi si bagnano. “Cosa fai?”, dice lo zio.“Cerco dei sassi da lanciare”, e il papà cerca cerca, ma non trova nulla.“There is no stones”, dice dalla terrazza dell’ostello il signore con la barba. “Come in, the dinner si ready”. “Di già?” dice lo zio. “Io ho fame” , e il papà corre sulle scale ed entra. Lo zio rimane fuori a guardare il mare. Il profumo esce dalle finestre e fa correre lo zio dentro. “Mamma che buona, so good”, dice lo zio mentre mangia una zuppa calda con un bel cucchiaio.“Thank you”, dice il signore con la barba. Come si chiamava il signore con la barba? (attendere una risposta) “Prima di andare a Edinburgo, dovete passare da Ullapool”, e il signore con la barba mette una x con la matita su una cartina stropicciata che aveva in mano. “Fermatevi a mangiare da Bill”. La mattina ripartono, il sole non c’era ancora. Non incontrano neanche una macchina. I gabbiani volano sopra di loro, su e giù, poi si allontanano (verso di gabbiani) gneea, gneea, gneea. “Frena”, dice il papà.“Cosa?”“Abbiamo passato un cartello, c’era scritto Ullapool”. Dopo un altro pezzo di mare, fanno una strada che finisce in una baia quasi chiusa, come un piccolo lago. Era come un po’ buio, ma c’era una casotta attaccata a un boschetto, sul bordo della strada: usciva una luce gialla calda. Fuori c’era qualche macchina, dentro si vedevano alcune persone in piedi. (porta che scricchiola) Gneeea, entrano e c’è un bel bancone lungo di legno tutto illuminato, un altro signore con la barba sorride e una ragazza dice “Would you like some coffe? Tea? Cake?” Lo zio e il papà si siedono su una panca di legno e mangiano una bella colazione, si scaldano un po’, e ripartono. Uscendo, dietro il lago vedono una montagna alta, silenziosa, che li guarda, sembrava un po’ timida un po’ no. “Is one of our highest mountains”, dice un signore, “E’ una delle nostre montagne più alte”